L’intervista

Virtù, armonia e sogno in 600 mattonelle di ceramica, l’arte di Vallifuoco riporta in vita la memoria di Giacomo Del Mauro

Un pannello di circa 25 metri quadri è in fase di allestimento all’ingresso principale del Palazzo cittadino. Sarà l’opera d’arte più grande presente in un Palasport italiano. Nelle parole dell’artista irpino tutta la passione e la cura messe per un lavoro che rappresenta l’atleta, l’uomo e il simbolo di un’Avellino che deve recuperare la sua memoria: «Giacomo ce l’ha sempre fatta nonostante il destino. Deve essere un esempio per tutti i giovani. Per me esperienza artistica e umana irripetibile»

Il 28 aprile di 30 anni fa se ne andava Giacomo Del Mauro, uomo di sport, figlio di una Avellino fragile, ancora scossa dal dramma del sisma del 1980, ma che lentamente provava a rialzare la testa. Del Mauro era un uomo di sport che riusciva a coniugare in maniera brillante l’impegno dell’attività agonistica con la carriera di studente. Amava in particolare modo la ginnastica e la pallamano, disciplina molto praticata in quegli anni. Tanti i riconoscimenti ottenuti in gioventù, tante le speranze e i sogni di una carriera importante.

Speranze e sogni infranti tragicamente nell’estate del 1978, data fatale per il giovane atleta vittima di un incidente che lo costringerà per il resto della sua vita su una sedia a rotelle. Un tuffo a mare disgraziato che Del Mauro   pagherà con la vita, non prima di aver lottato con tutte le proprie energie a ribellarsi ad un destino troppo crudele. Giacomo riuscì a conseguire il brevetto di allenatore e a conseguire una storica promozione in serie B con la    squadra di Pallamano prima di andarsene all’età di 27 anni.

La città di Avellino ha dedicato alla sua memoria il Palazzetto dello Sport oggi denominato “Nuovo Giacomo Del Mauro” in seguito ai lavori di ampliamento dell’estate del 2008. Dispiace dirlo ma oggi Giacomo Del Mauro è una figura praticamente sconosciuta alle nuove generazioni. Vive nel ricordo dei parenti, degli amici e delle persone che l’hanno conosciuto e gli hanno voluto bene.

Le stesse che per il trentennale dalla sua scomparsa hanno deciso di far realizzare al Maestro Gennaro Vallifuoco una installazione in ceramica da applicare sulla parete antistante l’ingresso principale della Tribuna Terminio del Palasport. Nella conferenza stampa dello scorso 29 dicembre furono spiegati i dettagli dell’opera d’arte che sarebbe stata realizzata su una superficie di circa 25 metri quadrati.

A quell’appuntamento che si tenne in Comune era presente l’amministrazione comunale nella persona del vicesindaco Maria Elena Iaverone, gli amici consiglieri comunali, Silvia Amodeo e Geppino Giacobbe, il Maestro Vallifuoco, incaricato di realizzare l’affresco, il fratello ed il padre di Giacomo Del Mauro. Si visse un momento di grande commozione, un momento che si ripeterà nel giorno della inaugurazione visto che i lavori di installazione, presso il Palasport, sono ampiamente cominciati.

Dei dettagli ne abbiamo discusso proprio con il Maestro Gennaro Vallifuoco che ci ha spiegato come è nato il suo impegno verso questa opera che sarà regalata alla città e cosa significherà per Avellino avere un’installazione di siffatte dimensioni.

Ho trasferito dentro di me il sentimento di ricordo dei familiari e il sentimento di ricordo di una città intera. Ho rappresentato l’atleta nei vari esercizi da ginnasta con Avellino sempre ben presente

Maestro, al Paladelmauro le impalcature sono state allestite, a che punto siamo con l’ultimazione dell’opera   e quanto tempo ci ha messo per realizzarla.

«I lavori per la preparazione della facciata sono comunicati e sono a buon punto, ora si sta preparando un enorme pannello dove poi saranno posizionate le circa 600 mattonelle di ceramica. Ho cominciato a riprodurre l’opera   verso la fine di dicembre, mancano una 40ina di mattonelle per avere tutto il disegno finito. E’ stato necessario   tutto questo tempo poiché il procedimenti di disegno su ceramica è molto lungo e particolare. Esige grandissima attenzione, dedizione e poi la quantità di mattonelle mi ha imposto una certa attenzione».

Da assoluti profani del mestiere ci può spiegare come si fa a realizzare un disegno di siffatta grandezza su un rettangolo di mattonelle della misura di due metri d’altezza e dodici di lunghezza?

«Ho utilizzato l’antico procedimento dello spolvero, ovvero quello degli antichi Maestri che riportavano i disegni sui muri o, come in questo caso, sulle piastrelle di ceramica. L’opera è stata realizzata per moduli lavorando su ogni mattonella, una per una. In pratica si applica il disegno in scala 1:1 sulla superficie bucherellandolo, col carbone di trasferiscono le tracce sulla mattone dopodiché comincia la decorazione. Poi il calore del fuoco fa il lavoro di fissaggio dei pigmenti e si arriva al risultato finale».

Ci racconti un po’ come è nata l’idea di questo allestimento, di come la famiglia Del Mauro è arrivata a contattarla e se conosceva il compianto Giacomo?

«Non ho mai avuto la fortuna di conoscere Giacomo Del Mauro, ma oggi posso dire di avere avuto l’onore di conoscere i familiari che mi hanno cercato per aprire un ragionamento finalizzato al concepimento di un’idea forte che commemorasse il 30esimo anniversario della morte. E’ nata così, chiacchierando, l’idea del pannello di   ceramica che potesse arricchire il simbolo per eccellenza che riporta alla mente la figura di Giacomo, il  Paladelmauro. All’interno era impossibile operare poiché non si poteva sottrarre posto agli sponsor ma, in un pomeriggio che non dimenticherò mai, proposi la follia di immaginare un pannello ceramica da allestire

all’esterno. La risposta della famiglia è stata entusiastica fin dal primo momento. Da lì in poi ci siamo attivati con l’amministrazione per ottenere tutti i nullaosta necessari. Mai come in questo caso è stato facile arrivare ad ottenere ciò che avevamo in mente. Sarà l’opera più grande mai presente in un Palasport italiano».

Noi avellinesi dobbiamo lavorare per creare un museo della memoria. Abbiamo uomini che si sono distinti in tutti i campi. Abbiamo un patrimonio umano che dobbiamo valorizzare per andare avanti a testa alta

Nel corso della conferenza stampa, abbiamo avuto modo di ammirare una riproduzione in scala su tela di quella che sarà l’installazione. Se non ha mai conosciuto Del Mauro, come ha fatto? Ha lavorato solo di fantasia?

«Assolutamente no, ho intervistato più e più volte la famiglia e chi lo conosceva. Mi hanno raccontato tutto della storia di Giacomo. Ho trasferito dentro di me il sentimento di ricordo dei familiari e il sentimento di ricordo di una città intera. La rappresentazione poi è praticamente venuta da sé. Ho rappresentato l’atleta nei vari esercizi da ginnasta con Avellino sempre ben presente sullo sfondo nei suoi monumenti principali. Al centro c’è la pianta della città con lui che si staglia mentre lavora sugli anelli. E’una rappresentazione di armonia, anzi, di virtù ed armonia».

In questa composizione Giacomo è sempre in attività…

«Sì, le figure non sono mai in una condizione di staticità. Sono sempre in bilico sugli attrezzi o sul filo e rappresentano la precarietà dell’esistente e il sogno. Sognare e migliorare sempre di più è possibile e Giacomo Del Mauro ne è un esempio visto che ha continuato ad occuparsi di sport anche dalla sedia a rotelle. Per me è stata un’esperienza artistica ed umana irripetibile».

Le figure non sono mai in una condizione di staticità. Sono sempre in bilico sugli attrezzi o sul filo e rappresentano la precarietà dell’esistente e il sogno. Sognare e migliorare sempre di più è possibile

Quella del dicembre scorso fu una conferenza strana. Si annunciava qualcosa di significativo per la città eppure aleggiava un sentimento di commozione generale, come se lo spiega?

«La commozione non cessa mai di esistere e l’ho percepita sempre, anche nel corso di questi mesi. Tanta probabilmente ce ne sarà anche il giorno dell’inaugurazione, ma sono convinto che sarà un bel momento».

Ha sentito il peso dell’opera che stava per realizzare o per lei è stato un gioco da ragazzi?

«Un gioco da ragazzi non lo è mai. Ricordare attraverso l’arte o attraverso un manufatto è sempre una bella responsabilità. E’ un impegno che ha a che fare con il sacro. E’ una scrittura sacra di qualcosa. Personalmente, mentre lavoravo, ho avvertito costantemente la presenza del fantasma di questa persona che mi ha accompagnato. Ho sentito sempre presente il suo esempio di virtù. Lui mi diceva ed io eseguivo. Lui mi suggeriva   di avercela fatta e io sentivo che ce la potevo fare. Non sono mai stato solo in questi mesi. Il ricordo di questa persona non ha cessato di esistere perché i grandi esempi vivono per sempre».

Eppure, Maestro, in giro in pochi sanno chi è stato Giacomo Del Mauro. Giovani generazioni non ne ignorano l’esistenza solo perché pronunciano il suo nome chiamando il Palasport cittadino, ma in realtà non sanno nulla. E anche persone della mia età, me compreso, a parte conoscere la storia dell’atleta di Avellino che ha avuto un incidente tragico e dopo qualche anno se n’è andato non sanno. Servirà un’opera simile a recuperare la memoria di un simbolo di Avellino?

«Sinceramente spero che ciò avvenga. Noi avellinesi dobbiamo lavorare per creare un museo della memoria. Abbiamo uomini che si sono distinti in tutti i campi, dalla politica, all’arte passando per lo sport. Abbiamo un

patrimonio umano che dobbiamo valorizzare, ci consentirebbe di andare avanti a testa alta».

L’opera che presto inaugureremo può essere una prima traccia…

«Probabilmente sì, dobbiamo creare una memoria, abbiamo bisogno di far capire ai nostri ragazzi che possono emergere anche ad Avellino. Fare arte qui è come combattere in trincea. E questo vale per ogni attività. Bisogna crederci e seguire l’esempio virtuoso come quello lasciato dal Giacomo Del Mauro».

Quando potremo vedere l’opera completa? Sarebbe bello inaugurarla prima del Torneo Vito Lepore, altro simbolo dell’Avellino sportiva o al massimo prima dell’inizio della regular season?

«Non me la sento di prendere impegni con la città. Dico solo che secondo i nostri calcoli l’intera opera dovrebbe essere pronta per la fine di settembre. Quindi immagino che sarà organizzata una cerimonia adeguata all’evento».

Grazie Maestro…

«Prego».

Autore: Luigi Salvati fonte: Orticalab

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