Biografia

Gennaro Vallifuoco Foto di Gelinda Vitale

Gennaro Vallifuoco  dal 1990, anno in cui si diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Firenze, svolge l’attività di Scenografo,  Pittore ed  Illustratore.

Ha realizzato pubblicazioni editoriali di prestigio tra le quali: “Fiabe Campane” e  “Lo Cunto de li cunti”, nella collana ”I Millenni”, della casa editrice Einaudi, illustrate da sue opere pittoriche e grafiche.

Egli è autore di numerosi allestimenti scenici, tra cui l’opera lirica “Il Re Bello” di Roberto De Simone, in scena al teatro La Pergola di Firenze nel 2004, e di numerosi altri allestimenti  scenici  in vari teatri e manifestazioni. Nel 2008 ha realizzato il sipario dipinto del Teatro Comunale “Carlo Gesualdo” di Avellino ed è autore di numerose mostre personali e collettive di pittura che lo hanno portato ad avere riconoscimenti nazionali ed internazionali.

Lavora come Scenografo all’Auditorium Parco della Musica di Roma, per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dove, dal 2010,  ha curato le scene per le opere liriche: “Lo Scoiattolo in gamba”, musica di Nino Rota e libretto di Eduardo De Filippo, “Chi rapì la topina Costanza?”, musica  di Roberta Vacca, “Cosi’ fan tutte”,  musica di Wolfgang Amadeus Mozart, “ La piccola volpe astuta”, musica  di Leos Janàcek, “L’heure espagnole”, musiche  di Maurice Ravel, “Gianni Schicchi”, musica  di Giacomo Puccini.

Nel 2012 firma anche le scene per l’Opera Lirica “Adina”, di Gioacchino Rossini, in scena al Reate Festival e le scene per “L’elisir d’amore” opera buffa in due atti di Gaetano Donizetti, in scena al Teatro Marrucino di Chieti.
Sue le scene per:  La Bohème”, musica di Giacomo Puccini, in scena nel 2013 al Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino.
Prosegue inoltre la sua attività di Pittore con numerose mostre personali e collettive, tra queste:  le collettive di pittura al Giffoni Film Festival, la Mostra “Omaggio a De Chirico”, a cura della Galleria d’Arte Cà d’Oro di Roma in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa De Chirico di Roma, le personali: al Teatro Olimpico di Roma, alla sede Centrale della Banca Carige di Roma, al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino ed in numerose altre gallerie e spazi espositivi pubblici e privati.

Attualmente vive tra Avellino e Napoli dove insegna Scenografia all’Accademia di Belle Arti.

…in lui alligna una inquieta natura di artista le cui spinte convergono in una sua pittura dotata di personalissima cifra, carica di teatralità, di interiori rappresentazioni esoteriche, mitiche ed oniriche, ed elementi stilistici sia popolari sia colti, desunti da un’ antica tradizione mediterranea, che comprende elementi storici della classicità greco-italica, della medievalità, del barocco fino al contemporaneo.

Roberto De Simone

Regista teatrale, compositore e musicologo italiano

Gennaro Vallifuoco tra alchimie, tarocchi e triangoli. L’arte di un narratore che rincorre segreti di terra.

La Pittura è compagna di strada degli inquieti cercatori di verità.

La Pittura di Gennaro Vallifuoco : si sgrana sorpresa, riflessiva o sorridente, a dipingere altri significati, fa compagnia quando obbliga a spostare confini e certezze.

Vallifuoco ha rincorso  i Tarocchi in quanto carte della memoria, le ha dipinte perché abitano il suo petto di viandante, hanno il sale delle sue attese e la voglia di cercare oltre l’incompiuto.

… in viaggio come Talete a scoprire i segreti di Aria, Acqua, Terra e Fuoco. I suoi  quadrati di sono un omaggio a Joseph Albers, artista della Bauhaus. Ma ci sono anche i  triangoli della stella di Salomone, che conquistarono Templari e viandanti di senso.

Pittura di soglia e di attese, di labirinti di antiche sapienze.. Colore che spezza dai cerchi dell’isolamento, e spinge a stanare parole perdute.

Il segreto di questo pittore dell’anima è conciliare mente e mano, perché la mano è organo degli organi secondo la lezione di Giordano Bruno. Un alchimista, Vallifuoco: lavora a specchio con la verità che gli danza nel cuore, mettendo al centro volti, figure e segni … che danzano su spazi smarriti o inquieti, graffiano verità o le hanno perse ai crocicchi delle scelte.

Le sue tavolozze conoscono il numero 7, quello che nella tradizione è il numero del maestro. Perché come per gli Iniziati, far sorgere il Sole tra i frammenti è un antico dovere dell’Artista.

C’è un Delta da scoprire, cogliendo radici o alzando preghiere e formule verso pietre infrante. Vallifuoco non è solo un narratore: è un costruttore…

Vallifuoco ci indica che gli alberi morti non danno riparo: occorre saper ascoltare e decidersi per la cerca della Bellezza. Pensiero della raccolta dell’Esserci, dopo il silenzio.

La  sua Pittura è un’isola nella memoria del vento. Parola-segno che sa farsi logos quando impagina percorsi ma a volte diventa fabula.

Forse le nostre scommesse le abbiamo perse o c’è ancora un tratto di cuore per cui tenerci vivi. … dobbiamo costruire nel granito dell’arte libera le nostre dimore, fossero anche quelle di una notte. Portiamo nel sacco di iuta che calziamo in spalla i tratti a carbone di Gennaro Vallifuoco e un verso di Giuseppe Antonello Leone: “Ci vedremo sulla piazza quest’inverno, quando l’ultima tela sarà nel tuo vento”.

Gerardo Picardo

Giornalista, scrittore

Alla ribalta di un teatro senza tempo si affacciano le immagini dipinte da Gennaro Vallifuoco per le straordinarie “Fiabe Campane“, di Roberto De Simone.

Immobili, sospesi in uno spazio privo di ombre, re e regine, villani e cavalieri ci raccontano di viaggi meravigliosi e di percorsi impossibili.

Dal silenzio di paesaggi incontaminati, sussurri, voci, parole, linguaggi smarriti tornano a noi e affiorano ricordi struggenti e volti intenti di antichi affabulatori.

Una tavolozza ricca di colori della fantasia e di sapienti riferimenti alla tradizione, genera sfolgoranti cavalli rampanti contro un cielo senza orizzonte, o stupefatti viandanti colti nel loro andare tra fiori di un campo infinito.

Così il “teatro dell’ incantamento“ ci trascina lontano dalla realtà, come per magia risuonano, allora gli zoccoli dei cavalli sul selciato, il rullare dei tamburi, il fruscio delle acque.

Con stupore e con gioia ci ritroviamo spettatori fanciulli di un affascinante spettacolo che rende meravigliosamente incerti i confini tra storia e mito, magia e religione, passato e presente.

Nicola Rubertelli

Scenografo e direttore allestimenti scenici Teatro San Carlo