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GENNARO VALLIFUOCO

 

Artista poliedrico, senza dubbio, non soltanto per la varietà delle tecniche da lui adoperate, ma soprattutto per il viaggio che lascia intraprendere  allo spettatore che si trova ad osservare le sue opere, anzi, per meglio dire, ad interagire con esse.

La sua pittura carica di teatralità e intrisa di un carattere  fiabesco ci riporta al respiro rinascimentale delle opere di Gentile da Fabriano e Pisanello per approdare poi nella perfetta collocazione geometrica e prospettica dei soggetti di Antonello da Messina.

L’elemento umano a volte scompare per lasciare il posto ad ombre allungate e scure, proiezioni di volumi architettonici disposti minuziosamente, collocandoci in una dimensione irreale ed inquietante, come le sue muse.

Ma i personaggi ritornano nei suoi dipinti e gli innamorati e gli acrobati sembrano fare il verso alle carte di Marc Chagall, recitando una pantomima sullo sfondo di città incantate, dai colori intensi e dai cieli stellati.

Guardando attentamente i suoi dipinti ci si ritrova a camminare sulla “luna”, spesso presente e magnetica sempre, spostandosi all’indietro avendo l’illusione di procedere in avanti, senza gravità, in bilico, tra sogno e realtà.

Quella realtà “irreale” raccontata paradossalmente da Pulcinella, che altro non è che la rappresentazione della voglia di rivincita del popolo, o da quella tammorra dalle cui sfumature è possibile  percepirne il vibrato, il timbro, la storia e la tradizione partenopea, fatta di miti, musiche e madonne, come quella del “Gratta e Vinci l’eudemonica, ovvero l’arte di essere felici”, immagine popolaresca della “Mather Dolorosa”.

E in questo itinerario dalla classicità alla tradizione passando per l’esoterismo e la teatralità Gennaro Vallifuoco è Omero e Ulisse al tempo stesso, perché ci racconta e ci accompagna all’interno delle sue opere, senza spazio e fuori dal tempo.

Opere che nonostante gli omaggi e le citazioni hanno un carattere autentico, un timbro personale, dove la sua firma è leggibile non soltanto in basso a destra, ma in ogni cielo, in ogni volto e in ogni sfumatura.

Noemi Perlingieri

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